ZESPRI INTENSIFICA I CONTROLLI PER CONTRASTARE L’USO SCORRETTO DI TRATTAMENTI CONTRO LA PSA

12/03/2012

Zespri esaminerà tutti gli impianti di kiwi della Nuova Zelanda per garantire che i coltivatori, allarmati dalla devastante batteriosi in atto, non abbiano abusato di trattamenti nel tentativo di salvare i loro frutteti dall’infezione di Psa.
Il Presidente dell’associazione Kiwifruit Growers, Neil Trebilco, ha rivelato, infatti, che possibili abusi potrebbero essersi verificati nel mese di Settembre, ovvero in concomitanza con il momento di massima propagazione della batteriosi nella Bay of Plenty.
Zespri sta intensificando i suoi test, precedentemente condotti a campione, rifiutando di mettere sul mercato frutta in cui i residui non siano ancora stati analizzati.
A poche settimane dall’inizio della raccolta dei kiwi, Trebilco ha esortato i coltivatori a dichiarare volontariamente l’eventuale abuso di alcuni prodotti o l’uso di altri senza una regolare approvazione. Da fonti locali emergerebbe che qualcuno si è già fatto avanti.
Il batterio Psa ha colpito principalmente la varietà Gold di Zespri e ha ormai contagiato circa il 30% degli impianti di kiwi della Nuova Zelanda, in gran parte nella Bay of Plenty. Le agenzie governative hanno testato una serie di antibiotici distribuiti in diverse maniere per contenere la malattia ma solo i prodotti spray hanno dato riscontri anche se ne è stato limitato l’utilizzo.
Il Presidente di Zespri, John Loughlin, non è a conoscenza di casi di produttori che abbiano ignorato tali restrizioni sebbene abbia ammesso di averne sentito parlare.
«La nostra posizione sui test è sempre stata chiara fin da quando ne abbiamo approvato l’applicazione. Vogliamo proteggere tutti i produttori che hanno seguito le procedure correttamente e, in secondo luogo, vogliamo proteggere il nostro brand e il nostro messaggio per i consumatori».
Loughlin ha comunque sottolineato che il rischio per la salute umana dovuto all’uso scorretto degli spray «non è particolarmente» elevato. «Il rischio più grande in questi casi è di innescare una sorta di resistenza agli antibiotici, dunque si tenta di ridurre al minimo il loro uso. Infatti, non si tratta tanto di una minaccia per la salute dell’uomo quanto del rischio di compromettere l’efficacia del prodotto».

Fonte: stuff.co.nz

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